Luisa Accati. Il mostro e la bella: Padre e madre nell'educazione cattolica dei sentimenti. Milano: Cortina, 1998. iii + 292 pp. Â??20.14 (paper), ISBN 978-88-7078-515-9.
Reviewed by Luisa Passerini (European University Institute)
Published on H-Italy (December, 1999)
La duplicità di intenti esposta dalla differenza trail titolo e il sottotitolo in realtà è soltanto una delle moltestratificazioni di un libro suggestivo e difficile, che richiede dientrare in una logica non immediatamente e non totalmente svelatadall'autrice. Una delle varie letture che il testo consente è quellache tento in questo scritto, collocandomi su un piano decisamentemetodologico. In questa prospettiva, si riscontra innanzitutto unamolteplicità di procedure scientifiche, mutuate da disciplinediverse: il lavoro all'Archivio Arcivescovile di Udine, la raccoltadi biografie di insegnanti e casalinghe del ceto medio nella stessacittà, l'adozione di tecniche interpretative dalla psicoanalisi e dalteatro, rinviano a un tentativo di combinare l'analisi del presente edel passato con comparazioni che mira a evidenziare le finalitàpolitiche dell'educazione cattolica dei sentimenti. L'intentopolemico nei confronti di quest'ultima è sempre presente, anche se ilsignificato del libro non si limita a tale polemica.
Le discipline coinvolte sono dunque la storia, l'antropologia e lapsicanalisi--ma non dimentichiamo la storia dell'arte (si veda per esempioil capitolo 7, che trascorre abilmente tra numerose immagini della madre inadorazione del figlio nei secoli XVI, XVII e XVIII). Lacombinazione di diversi approcci disciplinari contribuisce a fondarequello che mi pare, metodologicamente, un pregio fondamentale dellibro: la costituzione di un terreno che abitualmente non è dato, unterreno che media tra la tradizione scientifica da un lato e lacultura diffusa nella vita quotidiana dall'altro.
Talvolta, su certi temi, prevale uno di questi due poli, come accade afavore del primo nel capitolo 6, che è un confronto serrato con il lavoro diCaroline Bynum. Ma anche qui naturalmente si sente, seppure in sordina, lapresenza del secondo polo, a proposito della cancellazione dei caratteriattivi dell'identità femminile e l'attribuzione ad essa deisoli caratteri passivi. I punti più affascinanti della trattazionesono, dal mio punto di vista, quelli in cui le due prospettive sifondono, come accade nell'analisi--che apre il libro--di un ritomatrimoniale nell'Oratorio della Purità in Udine; in esso si fondonobene non tanto o non soltanto le tradizioni disciplinari, masoprattutto i due punti di vista, della studiosa critica verso latradizione scientifica e dell'intellettuale impegnatanell'osservazione del suo tempo.
Tra l'altro, in quest'analisi iniziale compare per la prima volta un temaparticolarmente importante, alla cui comprensione contribuisce tutto illavoro, cioè quello del rapporto tra passività e attività nella definizionedel soggetto femminile (con osservazioni rilevanti sugli aspetti potentidella passività). La costituzione di questo terreno inusitato, che richiededi essere continuamente ribadito, consente all'autrice di spaziare su unavasta temporalità, che si estende a tutto il nostro millennio, e su fenomenidiversi, dalla fiaba della Bella e il Mostro all'analisi del dogmadell'Immacolata Concezione.
Non ho la competenza per giudicare se gli affondi che così Luisa Accati siconsente siano tutti completamente fondati. Apprezzo lo sforzo etrovo che serve a mettere in luce connessioni impensate o almenocomunemente nascoste. Inoltre questo terreno fornisce un osservatoriodal quale nessuna posizione può sfuggire a una visione critica; a ciònon si sottraggono le stesse discipline invocate, quali lapsicoanalisi (rinvio alle divertenti osservazioni su Lacan, nelcapitolo conclusivo), o l'antropologia (si veda per esempio, a p.208, la menzione delle influenze svianti dell'immaginario cristianosugli antropologi), nonché lo stesso femminismo.
Per quanto riguarda quest'ultimo e gli studi di genere, la posizionedell'autrice--che si oppone tanto al puro determinismo biologico quanto aquello culturale--è molto chiara: sostenere a spada tratta, contro ogniessenzialismo, il carattere storicamente prodotto della diversità dipensiero ed esperienza delle donne, proponendosi di salvarladall'assimilazione e farne una garanzia contro l'onnipotenza e laneodogmatica scientifica. Un risvolto non solo metodologico di questaimpostazione complessiva è la possibilità di analizzare il "casoitaliano" nel quadro di una comparazione tra paesi prevalentementeprotestanti, come l'Inghilterra o gli Stati Uniti, e paesiprevalentemente cattolici come il nostro. A questo proposito LuisaAccati interpreta la situazione italiana di scarsa autorità paterna escarsa autorità del potere civile da un lato e di sostanzialeaccettazione del controllo sociale delle donne da parte della Chiesadall'altro come radici della debole tradizione democratica nel nostropaese. Credo che queste siano considerazioni importanti, anche se nonannullano l'importanza di radici più direttamente politiche, quali laprevalenza di tradizioni cattoliche e comuniste. Ma è sulle prime chebisogna concentrarsi per mutare il costume e l'autoimmagine degliitaliani.
Non ultima componente di questo approccio innovativo è una scritturache riserva molte sorprese e provocazioni, con arguzie e rapidipassaggi da registri "alti" a registri "bassi," che possono indurresia allo sconcerto sia alla riflessione. Questo è un libro ardito, cheserba fede a un suggerimento giunto, come racconta la Premessa, dal figliodell'autrice: attuare un progetto difendibile, noninattaccabile; l'arditezza di questa intenzione ci invita a riflettereantropologicamente sul passato e storicamente sul nostro presente, senzadimenticare le oscure radici della soggettività individuale e collettiva.
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Luisa Passerini. Review of Accati, Luisa, Il mostro e la bella: Padre e madre nell'educazione cattolica dei sentimenti.
H-Italy, H-Net Reviews.
December, 1999.
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